Del mio continuare a fare la pasta
Ho vissuto l’intero mese di febbraio con il chiodo fisso di fare la pasta fatta in casa
Ora è marzo e questo chiodo è ancor più fisso. Ancorato saldamente alla parete dei miei periodi di grandi passioni (che generalmente durano un po’ e poi vengono sostituiti dalla passione successiva, come in posta, avanti il prossimo).
L’inizio del periodo pasta fresca è coinciso con l’inizio di febbraio. E’ quindi da più di un mese che continuo a produrre pasta fresca di tutti i tipi per la gioia degli amici che si trovano dei regalini da gustare. Che sia all’uovo o di semola e acqua poco importa. E’ come se continuassi a sentire un prurito strano alle mani che passa solo se le muovo per produrre un impasto.
Io mi conosco, so che mi accendo per mille passioni diverse e so che queste hanno dei cicli. Non mi resta quindi che saltarci sopra e cercare di prendere il più possibile da ciò che in quel momento sto per imparare. Investo questo tempo, sbagliando e risbagliando più volte ma non mi importa. So che il prossimo raviolo o la prossima orecchietta saranno migliori. E con questo pensiero positivo verranno ancor più belle, credetemi.
Quindi via con fusilli al ferretto, orecchiette e cavatelli e poi ancora tagliatelle, tortelloni e caramelle ripiene. Penso che questo periodo stia durando più del solito perché impastare è troppo zen. Un lavoro che richiede pazienza, un po’ di forza fisica ma soprattutto che regala attimi di estasi. I pensieri si tranquillizzano come bellezze sotto il sole di giugno e si mettono bravi bravi in fila. E ho tutto il tempo per guardarli uno per uno e il lusso di decidere da quale partire. Insomma è una cosa che mi fa bene, che mi isola il tempo necessario per poter tornare più sprintoso.
Pubblico tutte le foto anche se il prodotto non è perfetto al 100%
Su Instagram sto pubblicando le foto di tutte le mie prove e leggo molti commenti scritti da voi che mi incoraggiano e anche questi fanno star bene. Grazie perché mi fate continuare ad andare avanti e apprendere quanto più possibile di questo immenso e meraviglioso mondo della pasta fresca regionale.
Dai vostri commenti sto imparando diverse cose come per esempio che lo stesso cavatello può chiamarsi in mille modi diversi e avere al suo interno ingredienti con grammature diverse tra loro.
Ho imparato che c’è chi si prende proprio male se vede un’orecchietta che non è come quella che fa nonna sua e te lo fa capire:
- in modo garbato proponendo anche consigli pratici (la cosa che adoro);
- in modo saccente e aggressivo del tipo “e tu hai il coraggio di chiamarle orecchiette? Che schifezza…”;
- con una o più emoticons senza spazi tra loro.
L’opzione 2 è quella che tollero meno di tutte ovviamente, non tanto per l’aggressività quanto perché chi scrive forse si aspetta solo la perfezione e la pretende da chiunque. Poco gli importa sapere che non si nasce imparati lui vuole tutto in ordine e pulito e per di più preciso.
Sopra le primissime orecchiette che ho fatto; sotto le seconde, non sono già più belle? Ho messo insieme tutti i consigli letti su Instagram.
Pubblico le foto delle mie prove su Instagram perché credo fortemente che non dobbiamo vergognarci dei nostri piatti imprecisi ma anzi dobbiamo vantarcene con tutti perché rappresentano un percorso costruttivo e di crescita!
E’ chiaro che preferisco l’educazione, ma adoro ricevere consigli da mettere in pratica per diventare un pastaio migliore. Quindi se vi viene in mente qualcosa scrivete un commento e scambiamoci pareri consigli e idee. Parliamo non solo con emoticons, dai!
One Comment
Beckie
Grazie per la segnalazione, Francesco!